PERCHE’ SCEGLIERCI

Dal 1986, l’Azienda Agostino si impegna a offrire prodotti di straordinaria qualità, con un’attenzione costante all’utilizzo di ingredienti freschi e naturali. La nostra dedizione alla perfezione è riconosciuta dai migliori ristoranti stellati che scelgono i nostri prodotti per garantire un’esperienza culinaria eccezionale.
  • Origine Controllata e Conduzione Famigliare
    La nostra azienda è a conduzione famigliare, il che significa che mettiamo il cuore in ogni fase del processo. Gli animali crescono allo stato brado, rispettando l’etica e il benessere animale. Ciò non solo garantisce la qualità superiore dei nostri prodotti, ma anche il rispetto per la vita degli animali e l’ambiente circostante.
  • Senza Glutine, Senza Compromessi
    Siamo orgogliosi di offrire una vasta gamma di prodotti gluten-free, il che ci distingue nella nostra industria. Per coloro che seguono una dieta senza glutine, la nostra azienda rappresenta un rifugio sicuro per prodotti deliziosi e genuini, senza compromessi sulla qualità o il sapore.

Unisciti a noi in questo viaggio culinario dedicato all’eccellenza, all’autenticità e al rispetto per l’ambiente. Siamo pronti a soddisfare le tue esigenze e a offrirti ingredienti che trasformano ogni piatto in un capolavoro. Contattaci oggi stesso per scoprire come possiamo arricchire la tua cucina con i nostri prodotti unici e di alta qualità.

 

DICONO DI NOI 

  • https://www.dissapore.com/spesa/se-non-sei-mai-stato-in-sicilia-il-nero-dei-nebrodi-ti-fara-cambiare-idea/

    Se non sei mai stato in Sicilia, il Nero dei Nebrodi ti farà cambiare idea Siamo stati sui monti Nebrodi dove vivono i suini da cui proviene la carne del suino nero dei Nebrodi, e a Mirto, dove si producono, prosciutto, salame, salsiccia e tutti gli altri salumi.
    Voluttuosa, di un colore rosso intenso dal fresco allo stagionato, oggi la carne di suino nero dei Nebrodi considerata di gran pregio.
    Per nulla simile a quella dei maiali ingabbiati, il suino nero dei Nebrodi conduce una vita in totale libertà di cui si compiacerebbe pure l’animalista più accanito.
    Tra paesaggi come questi, i silenzi dei faggi e l’ombra delle querce secolari, si nutre di castagne e ghiande, vive allo stato brado o semi-brado, si adatta facilmente alle temperature mediamente rigide dei Monti Nebrodi.
    Per arrivarci si percorrono tornanti estenuanti, con l’Etna sempre in vista che più ci si allontana più sembra avvicinarsi, poi si sale altissimi circondati da macchie verdi a perdita d’occhio e picchiate che puntano dirette sul ventoso Tirreno.
    I branchi di suini neri, di rado ma succede, attraversano la strada per tornare subito tra gli alberi.
    Una razza antichissima e autoctona, che nessuno aveva voglia di allevare, fino al rischio di estinzione corso negli anni ’90.
    Il motivo? Una carne ritenuta poco redditizia, una taglia minuta che in due anni non raggiunge neanche i 100 kg.
    La scarsa carne e troppo grasso ne hanno fatto una prelibatezza per pochi, con il consumo limitato alle mura domestiche degli allevatori della zona.
    Anche adesso, scampato il rischio estinzione, nonostante l’apprezzamento dei migliori ristoranti stellati di Sicilia, e una diffusione finalmente all’altezza, sono poche le aziende che dedicano la loro attività esclusivamente a questa carne.

  •  https://www.corriere.it/cook/news/21_aprile_15/luisa-agostino-macellaia-siciliana-che-ha-salvato-suino-nero-nebrodi-83004d56-9de9-11eb-a55a-be49eedc613c.shtml

    Nell’azienda della famiglia Agostino Ninone, che vende i suoi prodotti con il marchio La Paisanella, ognuno ha il proprio ruolo.
    Pina la norcina, una delle poche d’Italia, una mosca bianca.
    Intorno a lei e alla produzione dei salumi, nonché delle carni fresche suine, girano tutte le altre attività aziendali.
    Il padre Vincenzo si occupa del caseificio, dove parte del siero del latte e dei sottoprodotti della lavorazione dei formaggi viene dirottato all’allevamento di suini neri dei Nebrodi, 70 ettari recintati in contrada Felci, in pieno Parco dei Nebrodi.
    Gaetano segue i maiali, mille capi circa che vivono allo stato brado.
    Sebastiano fa il direttore d’orchestra dell’azienda coordinando i vari settori produttivi, mentre la moglie Luisa, altra colonna portante dell’azienda, impegnata nel campo vendite, spedizioni e pubbliche relazioni.
    Tutto in famiglia e tutto in casa: la macellazione avviene nel territorio dei Nebrodi per non stressare i suini e garantire una materia prima perfetta.
    Nel Parco dei Nebrodi, un vasto territorio tra le province di Palermo e di Messina che dalla costa si incunea nell’entroterra, il maiale autoctono vive en plain air tra boschi di querce e le zimme, capanne coniche in legno foderate di ginestre e felci.
    Qui le scrofe gravide si riposano, partoriscono e allattano i loro piccoli, qui i lattonzoli vengono svezzati e trovano riparo prima di grufolare nel bosco alla ricerca di ghiande, radici, funghi, tartufi ed erbe spontanee.
    “Il nero dei Nebrodi è un maiale quasi selvatico” spiega Luisa, “Vive esclusivamente all’aperto e si nutre di quello che trova in natura. In estate e quando nevica, i momenti più critici per la vita nel bosco, integriamo il menu dei suini con cereali e legumi provenienti da coltivazioni siciliane: avena, mais, fave, ceci, cicerchia, pisello proteico, orzo germogliato. Tutto ogm free. Il nostro suino nero una razza dimenticata che rischiava l’estinzione: chi vuole un maiale da crescere per 2 anni, che raggiunge appena 100 chili e rende il 70% di tessuto adiposo?”.
    La presenza di acido oleico nel grasso sfiora il 20% e il contenuto di colesterolo inferiore a quello del maiale bianco degli allevamenti intensivi in quanto il nero dei Nebrodi, come tutti i suini rustici, un buon camminatore e arriva a percorrere 30 chilometri al giorno per procurarsi il cibo.
    “Anche la carne fresca spettacolare: ce la richiedono molti ristoranti italiani”.
    Come le carni fresche, anche i salumi finiscono sulle tavole dell’alta ristorazione italiana: il Duomo di Ragusa, La Gazza Ladra di Modica, Locanda Gulfi di Chiaramonte, tanto per rimanere in terra siciliana.
    E nei banchi delle gastronomie di nicchia italiani: le migliori.
    Da provare la pancetta, il guanciale, la lonza, la salsiccia, il salame e soprattutto lo straordinario lardo, il favoloso prosciutto crudo e il capocollo, una delle 29 Eccellenze e miglior salume di filiera nella guida Grandi Salumi del Gambero Rosso.
    Stagionata 4 mesi, la coppa vibrante e seducente sotto ogni profilo: nella nostra degustazione ha sfiorato i 100/100.

  • https://www.lasicilia.it/news/sicilians/256680/mirto-con-luisa-il-suino-dei-nebrodi-al-top-a-livello-mondiale-come-carne-salutare.html

    La storia quella della 43enne Luisa Imbrogio Agostino che, arrivata a 16 anni a Mirto come lavorante nell’azienda di famiglia di quello che poi diventato suo marito Sebastiano, ha contribuito in maniera fondamentale alla crescita dell’impresa.
    Azienda – che si tramanda da generazioni di padre in figlio – che all’epoca era solo allevamento di bovini, agnelli, capretti e una macelleria per la vendita dei prodotti aziendali.
    Si pensi che da un animale che alleviamo non meno di 20 mesi, ricaviamo una pezzatura tra i 100 e i 110 chili.
    Poi, però, ci siamo resi conto che era un peccato farne solo salame e salsiccia e la Regione Sicilia ci ha affiancati all’Università per le conserve alimentari di Parma: e con loro abbiamo iniziato la lavorazione per il prosciutto».
    Siamo stati scelti perché avevamo qualche esemplare di razza autoctona e perché siamo macellai. Noi abbiamo accettato subito, visto che ci tenevamo alla valorizzazione di questa razza autoctona, in via di estinzione perché ha una crescita molto lenta e ha un apporto di massa grassa sul muscolo. Si pensi che da un animale che alleviamo non meno di 20 mesi, ricaviamo una pezzatura tra i 100 e i 110 chili. E questo poi ci dà il 70-80% di massa grassa e il 30% di muscolo». Di contro, però, il suino nero nella massa grassa «ha una componente importante di acidi grassi polinsaturi (45-48% di acido oleico, quindi un grasso molto salutare che si avvicina all’olio d’oliva) e le carni hanno una buona ritenzione idrica per cui trattengono ferro, vitamine, sali minerali, zuccheri e quant’altro. Quindi, è una carne salutare»
    «Una cosa bellissima che capitò nel momento del panel test sui prosciutti fu che noi, non essendo prosciuttai, lavoravamo con quello che offriva il territorio.
    A Castell’Umberto abbiamo utilizzato delle cantine naturali e, dopo 18 mesi di lavoro, abbiamo capito che il prosciutto a Parma tecnicamente era fatto benissimo mentre il nostro no, però i profumi che avevano i nostri prodotti, acquisiti nelle cantine durante i 18 mesi di stagionatura, non li avevano quelli di Parma stagionati in celle termocontrollate».
    Per me poi motivo di orgoglio meraviglioso il fatto che da tre anni in azienda sono entrati mio figlio Vincenzo, di 22 anni, che si occupa del salumificio, e mia nipote, che collabora in macelleria.